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Harry Potter e La Camera dei Segreti (3199 citazioni)
Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (4329 citazioni)
Harry Potter e il Calice di Fuoco (6144 citazioni)
Harry Potter e l'Ordine della Fenice (9042 citazioni)
Harry Potter e il Principe Mezzosangue (5824 citazioni)
Harry Potter e i Doni della Morte (6958 citazioni)
Le fiabe di Beda il Bardo (289 citazioni)
Il Quidditch Attraverso i Secoli ( citazioni)
Gli Animali Fantastici: Dove Trovarli ( citazioni)
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Ricerca di Petunia Evans


   Eppure, Harry Potter abitava ancora lì; in quel momento dormiva, ma non sarebbe stato per molto. Zia Petunia era sveglia e la sua voce stridula fu il primo rumore della giornata che iniziava.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Una volta che si fu vestito, attraversò l'ingresso diretto in cucina. Il tavolo scompariva quasi completamente sotto la pila dei regali di compleanno di Dudley. Sembrava proprio che Dudley fosse riuscito a ottenere il nuovo computer che desiderava tanto, per non parlare del secondo televisore e della bici da corsa. Il motivo preciso per cui Dudley voleva una bici da corsa era un mistero per Harry, visto che Dudley era molto grasso e detestava fare moto, a meno che - inutile dirlo - non si trattasse di prendere a pugni qualcuno. Il punching-ball preferito di Dudley era Harry, quando riusciva ad acchiapparlo, il che non era facile. Non sembrava, ma Harry era molto veloce. Forse per il fatto che viveva in un ripostiglio buio Harry era sempre stato piccolo e mingherlino per la sua età. E lo sembrava ancor più di quanto in realtà non fosse, perché non aveva altro da indossare che i vestiti smessi di Dudley, e Dudley era circa quattro volte più grosso di lui. Harry aveva un viso sottile, ginocchia nodose, capelli neri e occhi verde chiaro. Portava un paio di occhiali rotondi, tenuti insieme con un sacco di nastro adesivo per tutte le volte che Dudley lo aveva preso a pugni sul naso. L'unica cosa che a Harry piaceva del proprio aspetto era una cicatrice molto sottile sulla fronte, che aveva la forma di una saetta. Per quanto ne sapeva, l'aveva da sempre, e la prima domanda che ricordava di aver mai rivolto a Zia Petunia era stata come se la fosse fatta.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Quando Dudley e sua madre entrarono in cucina, Harry stava friggendo le uova. Dudley assomigliava molto a zio Vernon. Aveva un gran faccione roseo, quasi niente collo, occhi piccoli di un celeste acquoso, e folti capelli biondi e lisci che gli pendevano su un gran testone. Spesso Zia Petunia diceva che Dudley sembrava un angioletto; Harry invece, diceva che sembrava un maiale con la parrucca.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Evidentemente, anche Zia Petunia annusò il pericolo, perché si affrettò a dire: ‘E oggi, mentre siamo fuori, ti compreremo altri due regali. Che ne dici, tesoruccio? Altri due regali. Va bene così?’
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Trentanove, dolcezza mia’ disse Zia Petunia.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)


   In quel momento, squillò il telefono e Zia Petunia andò a rispondere mentre Harry e zio Vernon rimasero a guardare Dudley scartare la bicicletta da corsa, una cinepresa, un aeroplano telecomandato, sedici nuovi videogiochi e un videoregistratore. Stava strappando l'incarto di un orologio da polso d'oro quando Zia Petunia tornò nella stanza con l'aria arrabbiata e preoccupata a un tempo.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘E ora che si fa?’ chiese Zia Petunia guardando furibonda Harry come se fosse colpa sua. Harry sapeva che avrebbe dovuto dispiacersi per il fatto che Mrs Figg si era rotta la gamba, ma non gli fu facile quando gli venne in mente che ancora per un intero anno non sarebbe stato costretto a guardare tutti i Fuffi, i Baffi, i Mascherini e le Palline di questo mondo.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   ‘Cosa ne dici di... come si chiama... la tua amica... Yvonne?’
‘E' in vacanza a Maiorca’ rimbeccò Zia Petunia.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Zia Petunia fece una faccia come se avesse appena ingoiato un limone.
‘Per trovare la casa in rovina quando torniamo?’ ringhiò.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   In quel preciso momento suonò il campanello: ‘Santo cielo, sono arrivati!’ esclamò Zia Petunia frenetica. E un attimo dopo, l'amico del cuore di Dudley, Piers Polkiss, entrò insieme alla madre. Piers era un ragazzo tutto pelle e ossa, con una faccia da topo. Era lui che in genere immobilizzava le persone con le braccia dietro la schiena mentre Dudley le picchiava. Dudley smise all'istante di far finta di piangere.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Ad esempio, una volta Zia Petunia, stanca di veder tornare Harry dal barbiere come se non ci fosse stato affatto, aveva preso un paio di forbici da cucina e gli aveva tagliato i capelli talmente corti da lasciarlo quasi pelato, tranne per la frangetta, che non aveva toccato per ‘nascondere quell'orribile cicatrice’. Dudley era scoppiato a ridere a crepapelle al vedere Harry così conciato, e lui aveva passato una notte insonne al pensiero di come sarebbe andata l'indomani a scuola, dove già tutti lo prendevano in giro per i vestiti sformati e gli occhiali tenuti insieme con lo scotch. Ma la mattina dopo, al risveglio, aveva trovato i capelli esattamente come erano prima che Zia Petunia glieli avesse rapati. Per questo era stato punito con una settimana di reclusione nel ripostiglio, sebbene avesse cercato di spiegare che non sapeva spiegare come mai gli fossero ricresciuti così in fretta.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Un'altra volta, la zia aveva cercato di infilargli a forza un orrendo maglione smesso di Dudley (marrone con dei pompon arancioni). Ma più cercava di infilarglielo dalla testa, più il maglione si rimpiccioliva, fino a che avrebbe potuto andar bene a una marionetta, ma non certo a Harry. Zia Petunia aveva decretato che doveva essersi ritirato in lavatrice, e questa volta Harry, con suo gran sollievo, non venne punito.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Strada facendo, zio Vernon si lamentava con Zia Petunia. A lui piaceva lamentarsi di tutto: i colleghi di lavoro, Harry, il consiglio, Harry, la banca, Harry erano solo alcuni dei suoi argomenti preferiti. Quella mattina aveva scelto di lamentarsi delle motociclette.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Harry si spostò davanti alla vetrina del pitone e guardò intensamente il serpente. Non si sarebbe stupito se anche lui fosse morto di noia, senza altra compagnia che quegli stupidi che tamburellavano tutto il giorno con le dita contro il vetro cercando di disturbarlo. Era peggio che avere per camera da letto un ripostiglio, dove l'unico visitatore era Zia Petunia che pestava sulla porta per svegliarti; lui, almeno, poteva girare per tutta casa.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Il direttore dello zoo in persona preparò a Zia Petunia una tazza di tè dolce molto forte, e intanto non la finiva più di scusarsi. Piers e Dudley non riuscivano a far altro che farfugliare. Per quel che aveva visto Harry, il serpente non aveva fatto altro che dargli un colpettino giocoso sui tacchi, mentre passava, ma fecero appena a tempo a tornare tutti nella macchina di zio Vernon che già Dudley raccontava come il boa gli avesse quasi staccato la gamba a morsi, mentre Piers giurava che aveva cercato di soffocarlo nella sua stretta mortale. Ma il peggio, almeno per Harry, fu che Piers riuscì a calmarsi quel tanto che gli consentì di dire: ‘Harry gli ha parlato. Non è vero, Harry?’
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)


   Quando era più piccolo aveva sognato tante volte che qualche parente sconosciuto venisse a portarlo via, ma questo non era mai accaduto; gli unici suoi parenti erano i Dursley. Eppure, talvolta gli sembrava (o forse era una speranza) che gli estranei per strada lo riconoscessero. Ed erano degli estranei veramente strani. Una volta un ometto mingherlino col cilindro viola gli aveva fatto un inchino mentre era a far spese con Zia Petunia e Dudley. Furiosa, dopo avergli chiesto se conosceva quell'uomo, Zia Petunia li aveva trascinati fuori dal negozio senza comperare niente. Un'altra volta, in autobus, un'anziana donna dall'aspetto stravagante, tutta vestita di verde, lo aveva salutato allegramente. Qualche giorno prima, un uomo calvo, con indosso un mantello color porpora molto lungo, gli aveva stretto la mano per strada e poi si era allontanato senza una parola. La cosa più stramba di tutte quelle persone era che sembravano dileguarsi nel nulla nel momento stesso in cui Harry cercava di guardarle da vicino.
Vetri che scompaiono (Cap. 2 Harry Potter 1)

   Un giorno di luglio, Zia Petunia accompagnò Dudley a Londra per comperare l'uniforme di Snobkin, lasciando Harry da Mrs Figg. Quel giorno, la vecchia signora era meno peggio del solito. Si era rotta la gamba inciampando in uno dei suoi gatti e quindi non sembrava più entusiasta di loro come prima. Permise a Harry di guardare la televisione e gli diede un pezzo di torta al cioccolato, che sapeva di stantio come se stesse lì da qualche anno.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Guardando Dudley nei nuovi pantaloni alla zuava, zio Vernon disse con tono burbero che non si era mai sentito tanto orgoglioso in vita sua. Zia Petunia scoppiò in lacrime e disse che non le sembrava vero che quello fosse il suo piccolino, da quanto era bello e cresciuto. Harry non si arrischiò a parlare. Aveva l'impressione di essersi rotto un paio di costole nel tentativo di non ridere.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘E questo cos'è?’ chiese a Zia Petunia. Lei strinse le labbra come faceva sempre quando Harry azzardava una domanda.
‘La tua nuova uniforme scolastica’ rispose.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Harry guardò di nuovo dentro la bacinella.
‘Oh!’ disse. ‘Non avevo capito che dovesse essere tanto bagnata’.
‘Non fare lo sciocco!’ lo apostrofò aspramente Zia Petunia. ‘Ti sto tingendo di grigio alcuni vestiti smessi di Dudley. Quando avrò finito sembreranno uguali a quelli di tutti gli altri’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Marge sta male’ informò Zia Petunia. ‘Ha mangiato uno strano frutto di mare...’
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Dudley cercò di carpirgli la lettera per leggerla, ma zio Vernon la teneva in alto fuori della sua portata. Zia Petunia, incuriosita, la prese e lesse la prima riga. Per un attimo sembrò che stesse per svenire. Si portò le mani alla gola ed emise un suono soffocato.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Vernon’ stava dicendo Zia Petunia con voce stridula, ‘guarda l'indirizzo... Ma come fanno a sapere dove dorme? Pensi che stiano sorvegliando la casa?’
‘Sorvegliando... spiando... forse ci pedinano’ borbottò zio Vernon fuori di sé.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   La casa dei Dursley aveva quattro camere da letto: una per zio Vernon e Zia Petunia, una per gli ospiti (in genere, la sorella di zio Vernon, Marge), una dove Dudley dormiva e un'altra dove Dudley teneva tutti i giocattoli e le cose che non entravano nella sua prima camera. A Harry bastò un solo viaggio per trasferire dal ripostiglio tutti i suoi averi. Si sedette sul letto e si guardò intorno. Non c'era una cosa che fosse sana. La cinepresa vecchia di appena un mese era buttata sopra una specie di camionetta con cui una volta Dudley aveva investito il cane dei vicini; in un angolo c'era il primo televisore di Dudley, che il ragazzo aveva sfondato con un calcio quando avevano soppresso il suo programma preferito; c'era una grossa gabbia per uccelli, che un tempo era servita per un pappagallo che Dudley aveva barattato a scuola con un fucile vero ad aria compressa, ora poggiato su una mensola con un'estremità tutta contorta perché lui ci si era seduto sopra. Gli altri scaffali erano pieni di libri. Quelli erano l'unica cosa nella stanza che sembrava non essere mai stata toccata.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   L'indomani mattina, a colazione, tutti erano piuttosto taciturni. Dudley era stravolto. Aveva gridato, picchiato suo padre con il bastone, aveva vomitato di proposito, preso a calci sua madre e fatto volare la tartaruga sopra il tetto della serra, e ancora non aveva ottenuto di riavere la sua camera. Harry pensava alla mattina precedente alla stessa ora e rimpiangeva amaramente di non aver aperto la lettera nell'ingresso. Zio Vernon e Zia Petunia si scambiavano sguardi cupi.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)


   Quel giorno, zio Vernon non andò in ufficio. Rimase a casa e sigillò la cassetta delle lettere.
‘Vedi’ spiegò a Zia Petunia con una manciata di chiodi in bocca, ‘se non riescono a consegnarla, ci rinunceranno e basta’.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Non sono sicura che funzionerà, Vernon’.
‘Oh, la mente di questa gente funziona in modo strano, Petunia; non sono mica come te e me’ disse lui cercando di battere un chiodo con il pezzo di dolce alla frutta che Zia Petunia gli aveva appena portato.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Sabato la cosa cominciò a sfuggire di mano. Ventiquattro lettere indirizzate a Harry trovarono il modo di entrare in casa avvolte e nascoste dentro ognuna delle due dozzine di uova che il lattaio, perplesso, aveva consegnato a Zia Petunia attraverso la finestra del soggiorno. Mentre zio Vernon faceva telefonate inferocite all'ufficio postale e alla latteria, cercando qualcuno con cui prendersela, zia Petunia, in cucina, sminuzzava le lettere col frullatore.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Zio Vernon abbrancò Harry all'altezza della vita e lo scaraventò nell'ingresso. Una volta che Zia Petunia e Dudley furono corsi fuori coprendosi il viso con le braccia, zio Vernon sbatté la porta. Da fuori, si sentivano ancora le lettere inondare la stanza, rimbalzando sulle pareti e sul pavimento.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Andarono. E poi continuarono ad andare. Neanche Zia Petunia osava chiedere dove. Ogni tanto zio Vernon invertiva la marcia e per un po' procedeva nella direzione opposta.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Non sarebbe meglio andarsene a casa, caro?’ suggerì timidamente Zia Petunia ore dopo, ma zio Vernon sembrò non sentirla. Nessuno di loro sapeva esattamente che cosa stesse cercando. Li condusse nel bel mezzo di una foresta, scese dall'auto, si guardò intorno, scosse il capo, risalì a bordo e ripartirono. La stessa cosa accadde nel centro esatto di un campo arato, a metà di un ponte sospeso e in cima a un parcheggio a più piani.
‘Papà è ammattito, vero?’ chiese Dudley con voce piatta a zia Petunia verso sera. Zio Vernon aveva parcheggiato l'auto in riva al mare, li aveva chiusi tutti dentro ed era scomparso.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Zio Vernon era tornato e sorrideva. Portava un involto lungo e sottile e non rispose a Zia Petunia quando gli chiese che cosa avesse comperato.
‘Ho trovato il posto ideale!’ disse. ‘Venite! Tutti fuori!’
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   Al calar della notte, la tempesta annunciata esplose attorno a loro. La schiuma delle onde altissime schizzava sulle pareti della catapecchia e un vento feroce faceva sbattere le luride finestre. Zia Petunia trovò alcune coperte tutte ammuffite nella seconda stanza e arrangiò un letto per Dudley sul divano tutto roso dalle tarme. Lei e zio Vernon si sistemarono sul materasso bitorzoluto della stanza accanto e Harry dovette trovarsi il punto più morbido del pavimento e rannicchiarsi sotto una coperta sottile e sbrindellata.
Lettere da nessuno (Cap. 3 Harry Potter 1)

   ‘Che cosa mi ha tenuto nascosto?’ chiese Harry avido di sapere.
‘BASTA! GLIELO pROIBISCO!’ gridò zio Vernon in preda al panico.
Zia Petunia emise un rantolo d'orrore.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   ‘Sapevamo!’ strillò Zia Petunia. ‘Certo che sapevamo! Come avresti potuto sfuggire a questa dannazione, visto che tipo era mia sorella? Ricevette una lettera proprio come la tua e sparì, inghiottita in quella... in quella scuola... e ogni volta che tornava a casa per le vacanze, aveva le tasche piene di uova di ranocchia, e trasformava le tazze da tè in topi. Io ero l'unica che capisse quel che era: un'anormale! Ma per mio padre e mia madre, no! Loro... Lily di qua, Lily di là! Erano tutti fieri di avere una strega in famiglia!’
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)


   Un mago? Lui? Com'era possibile? Aveva passato una vita a farsi picchiare da Dudley e angariare da Zia Petunia e da zio Vernon; se fosse stato veramente un mago, perché non si erano trasformati in rospi verrucosi ogni volta che avevano cercato di rinchiuderlo nel ripostiglio? Se una volta aveva sconfitto il più grande stregone del mondo, come mai Dudley lo aveva sempre preso a calci come un pallone?
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   Zio Vernon emise un ruggito. Spinti Zia Petunia e Dudley nella stanza accanto, gettò un ultimo sguardo terrorizzato a Hagrid e si sbatté la porta alle spalle.
Il custode delle chiavi (Cap. 4 Harry Potter 1)

   D'un tratto si sentì bussare forte.
‘Ecco Zia Petunia che bussa alla porta’ pensò Harry con il cuore che gli si faceva piccolo piccolo. Ma continuò a tenere gli occhi chiusi. Era stato un sogno così bello!
Diagon Alley (Cap. 5 Harry Potter 1)

   L'ultimo mese che Harry trascorse con i Dursley non fu affatto divertente. Anche se ora Dudley aveva tanta paura di Harry che non voleva stare neanche un attimo nella stessa stanza con lui, e Zia Petunia e zio Vernon non lo chiudevano più nello sgabuzzino, non lo costringevano a fare niente e non lo sgridavano: anzi, per la verità non gli rivolgevano neanche la parola. Per metà terrorizzati e per metà furibondi, si comportavano come se la sedia dove Harry sedeva fosse vuota. Benché, per molti versi, questo rappresentasse un netto miglioramento, dopo un po' diventava deprimente.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Steso sul letto, leggeva fino a notte fonda, con Edvige che andava e veniva, libera, dalla finestra aperta. Fortuna che Zia Petunia non veniva più a passare l'aspirapolvere, perché Edvige non faceva che portare dentro topi morti. Ogni sera, prima di andare a dormire, Harry spuntava un altro giorno sul foglio di carta che aveva appeso alla parete, facendo il conto alla rovescia fino al primo di settembre.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Zio Vernon e Zia Petunia ebbero un soprassalto.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Il mattino dopo, Harry si svegliò alle cinque, ma era troppo eccitato e nervoso per riaddormentarsi. Si alzò e si infilò i jeans, perché non voleva arrivare alla stazione con gli abiti da mago: si sarebbe poi cambiato in treno. Controllò ancora una volta l'elenco di Hogwarts per accertarsi di avere tutto quel che gli serviva, verificò che Edvige fosse ben chiusa nella sua gabbia, e cominciò a passeggiare per la stanza, in attesa che i Dursley si alzassero. Due ore dopo, il suo voluminoso e pesante baule era stato caricato sulla macchina dei Dursley, Zia Petunia era riuscita a convincere Dudley a sedersi accanto a Harry, ed erano partiti.
Il binario nove e tre quarti (Cap. 6 Harry Potter 1)

   Rapidamente Harry abbassò di nuovo lo sguardo, mentre la professoressa Mcgranitt, senza fare rumore, collocava uno sgabello a quattro gambe davanti agli allievi del primo anno. Sopra lo sgabello mise un cappello a punta, da mago. Era un vecchio cappello tutto rattoppato, consunto e pieno di macchie. Zia Petunia non avrebbe permesso neanche di farlo entrare in casa.
Il cappello Parlante (Cap. 7 Harry Potter 1)

   Il secondo pacchetto era piccolissimo e dentro c'era un biglietto: ‘Abbiamo ricevuto il tuo messaggio e accludiamo il regalo di Natale per te. Zio Vernon e Zia Petunia’. Attaccata al biglietto col nastro adesivo c'era una moneta da mezza sterlina.
Lo specchio delle brame (Cap. 12 Harry Potter 1)

    Era zio Vernon, paonazzo in volto come sempre, baffuto come sempre, e come sempre arrabbiato per la faccia tosta di Harry, che nel bel mezzo di una stazione affollata di gente comune andava in giro con una civetta in gabbia. Dietro di lui c’erano Zia Petunia e Dudley, che alla sola vista di Harry assunse un’espressione atterrita.
L'uomo dai due volti (Cap. 17 Harry Potter 1)

    «Ce n’è tanto nella padella, tesoruccio» disse Zia Petunia, posando uno sguardo tenero sul suo grasso figliolo. «Devi mangiare, finché sei a casa… La mensa di quella scuola non mi convince affatto…»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry non assomigliava affatto al resto della famiglia. Zio Vernon era grasso e senza collo, con enormi baffi neri; Zia Petunia aveva una faccia cavallina ed era tutta pelle e ossa; Dudley era biondo e roseo come un porcello. Harry, al contrario, era piccolo e magro, con brillanti occhi verdi e capelli nerissimi, sempre arruffati. Portava occhiali rotondi e sulla fronte aveva una sottile cicatrice a forma di saetta.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «In salotto» disse Zia Petunia prontamente, «per dare loro il benvenuto».
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Oh, li lascerai senza fiato!» gridò Zia Petunia in estasi.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Io annuncerò che la cena è servita» disse Zia Petunia.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Il mio piccolo gentiluomo perfetto!» sospirò Zia Petunia.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Questo era davvero troppo sia per Zia Petunia che per Harry. Lei scoppiò in lacrime e abbracciò il figlio; Harry scoppiò a ridere e si ficcò sotto il tavolo per non farsi vedere.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry pagò caro quell’attimo di divertimento. Visto che né Dudley né la siepe avevano riportato alcun danno, Zia Petunia capì che in realtà lui non aveva fatto nessuna magia; tuttavia Harry dovette chinarsi per schivare il colpo di una padella insaponata sulla testa. Poi Zia Petunia lo mise al lavoro, con l’avvertimento che non avrebbe mangiato fin quando non avesse finito.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Erano le sette e mezzo di sera quando finalmente, esausto, udì Zia Petunia che lo chiamava.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    «Mangia, svelto! I Mason saranno qui tra poco!» lo incalzò Zia Petunia indicando due fette di pane e un pezzo di formaggio sul tavolo di cucina. Lei indossava già un abito da cocktail rosa salmone.
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Harry si lavò le mani e trangugiò il suo misero pasto. Appena ebbe ingoiato l’ultimo boccone Zia Petunia fece sparire il suo piatto. «E ora fila di sopra!»
Il peggior compleanno (Cap. 1 Harry Potter 2)

    Dal salotto risuonò la risata stridula e falsa di Zia Petunia. L’elfo chinò il capo.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Il capolavoro di pasticceria di Zia Petunia, la montagna di panna cosparsa di violette di zucchero, stava galleggiando in aria, vicino al soffitto. In cima a un armadio, nell’angolo, stava accovacciato Dobby.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    All’inizio sembrò che riuscisse a trovare una buona scusa per quel disastro («È soltanto nostro nipote… un ragazzo molto disturbato… vedere estranei lo mette a disagio, per questo lo abbiamo tenuto di sopra…»). Rispedì i Mason, sconvolti, nella sala da pranzo, promise a Harry che quando gli ospiti fossero andati via lo avrebbe scorticato vivo e gli allungò uno straccio. Zia Petunia ripescò un gelato dal freezer e Harry, ancora tremante, cominciò a darsi da fare per pulire la cucina.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Zia Petunia stava facendo girare un cestino di cioccolatini digestivi alla menta, quando un immenso gufo entrò dalla finestra, lasciò cadere una lettera sulla testa della signora Mason e volò via. La signora Mason gridò come un’ossessa e fuggì dalla casa urlando qualcosa sui matti. Il signor Mason rimase il tempo necessario a spiegare ai Dursley che sua moglie aveva un terrore mortale degli uccelli di ogni forma e dimensione e a chiedere se avevano pensato di essere divertenti.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    La gattaiola cigolò e apparve la mano di Zia Petunia, che introdusse nella stanza una ciotola di minestra in scatola. Harry, che aveva mal di stomaco per la fame, saltò dal letto e l’afferrò. La zuppa era gelata, ma lui ne trangugiò la metà in un sol sorso. Poi si avvicinò alla gabbia di Edvige e versò nella sua mangiatoia vuota le verdure mollicce che galleggiavano sul fondo della ciotola. Lei arruffò tutte le penne e gli lanciò un’occhiata di profondo disgusto.
L'avvertimento di Dobby (Cap. 2 Harry Potter 2)

    Harry non riusciva a crederci… era libero. Tirò giù il finestrino, con l’aria della notte che gli scompigliava i capelli, e guardò i tetti di Privet Drive che si allontanavano alle sue spalle. Zio Vernon, Zia Petunia e Dudley erano rimasti a guardare, ammutoliti, dalla finestra di Harry.
La Tana (Cap. 3 Harry Potter 2)

    La professoressa Sprite era una strega piccola e tarchiatella, con un cappello tutto rattoppato sui capelli scompigliati; in genere aveva i vestiti tutti sporchi di terra e le sue unghie avrebbero fatto svenire Zia Petunia. Gilderoy Allock, invece, era inappuntabile nei suoi svolazzanti abiti color turchese, con le chiome dorate che brillavano sotto un cappello in tinta e bordato d’oro, indossato in modo impeccabile.
Gilderoy Allock (Cap. 6 Harry Potter 2)

    Harry sorrideva amaramente tra sé al pensiero di quel che avrebbero detto zio Vernon e Zia Petunia se lui avesse provato a discutere con loro il suo futuro di mago. Non che gli mancasse una guida: Percy Weasley era ansioso di condividere con lui la propria esperienza.
Cornelius Caramell (Cap. 14 Harry Potter 2)

   La famiglia Dursley di Privet Drive numero 4 era il motivo per cui Harry non si era mai goduto le vacanze estive. Zio Vernon, Zia Petunia e il loro figlio Dudley erano i suoi unici parenti, tutti e tre Babbani e con un atteggiamento davvero medioevale nei confronti della magia. I genitori scomparsi di Harry, una strega e un mago, non venivano mai nominati sotto il tetto dei Dursley, e per anni Zia Petunia e zio Vernon avevano tiranneggiato Harry in tutti i modi, nella speranza di soffocare in lui ogni scintilla di magia. Con loro grande scorno, avevano fallito, e in quei giorni vivevano nel terrore che qualcuno scoprisse che Harry aveva trascorso gran parte degli ultimi due anni alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Il massimo che potevano fare, comunque, era mettere sotto chiave i libri di incantesimi, la bacchetta magica, il calderone e il manico di scopa di Harry sin dall'inizio delle vacanze estive e proibirgli di parlare con i vicini.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Il sequestro dei libri era un autentico problema per Harry, dal momento che aveva da fare un sacco di compiti per le vacanze. Tra l'altro l'insegnante meno amato da Harry, il professor Piton, gli aveva assegnato un tema particolarmente difficile sulle Pozioni Restringenti e non aspettava altro che una scusa per punirlo un mese di fila; così Harry aveva colto l'occasione durante la prima settimana di vacanza. Mentre zio Vernon, Zia Petunia e Dudley erano in giardino ad ammirare la nuova auto aziendale (a voce molto alta, in modo che si sapesse in tutto il vicinato), Harry era scivolato dabbasso, aveva aperto il lucchetto del ripostiglio del sottoscala, aveva afferrato rapidamente alcuni libri e li aveva nascosti sotto il letto. Fintantoché non lasciava macchie di inchiostro sulle lenzuola, i Dursley non avrebbero mai scoperto che studiava di notte.
Posta via gufo (Cap. 1 Harry Potter 3)

   Zia Marge era la sorella di zio Vernon. Anche se per lui era solo una parente acquisita (la madre di Harry era la sorella di Zia Petunia), era costretto a chiamarla zia. Zia Marge viveva in campagna, in una casa con un grande giardino, e allevava bulldog. Non veniva spesso a Privet Drive, perché non riusciva a separarsi dai suoi amatissimi cani, ma tutte le sue visite erano vividamente, orribilmente impresse nella memoria di Harry.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Verissimo» disse Zia Petunia, ancora intenta a sbirciare tra i rampicanti del vicino.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Zia Petunia, una donna ossuta con la faccia cavallina, si alzò di scatto e gettò un'occhiata fuori dalla finestra della cucina. Harry sapeva che zia Pe
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Diddy adesso si fa bello per la zietta» disse Zia Petunia accarezzando i folti capelli biondi di Dudley. «La mamma gli ha comprato un bel cravattino nuovo nuovo».
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Non dovette aspettare molto. In men che non si dica, Zia Petunia prese a strillare su per le scale ordinandogli di scendere per salutare l'ospite.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Vai alla porta!» sibilò Zia Petunia a Harry.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Quando tornò in cucina, a zia Marge erano stati serviti tè e torta alla frutta e Squarta, in un angolo, leccava rumorosamente il piattino. Harry vide Zia Petunia rabbrividire impercettibilmente notando le gocce di tè e bava che macchiavano il pavimento pulito. Zia Petunia odiava gli animali.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Petunia!» esclamò zia Marge passando davanti a Harry come se fosse un appendiabiti. Zia Marge e Zia Petunia si baciarono, o meglio, zia Marge urtò il mascellone contro lo zigomo ossuto di Zia Petunia.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Mentre zia Marge cominciava a fare come se fosse a casa sua, Harry si sorprese a pensare con nostalgia alla vita al numero 4 senza di lei. Zio Vernon e Zia Petunia di solito lo esortavano a stare fuori dai piedi, cosa che Harry faceva con gran gioia. Zia Marge, invece, voleva tenere Harry sempre sott'occhio, in modo da poter dispensare consigli su come migliorare i suoi modi. Era felice di poter paragonare Harry a Dudley; provava un gran piacere nel comprare al nipote regali costosi e nel darglieli fissando Harry, sfidandolo a chiedere perché non ci fosse un regalo anche per lui. In più. continuava a lasciar cadere cupe allusioni su ciò che faceva di Harry una persona così manchevole.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «Marge!» squittì Zia Petunia. «Marge, va tutto bene?»
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Ma Zia Petunia e zio Vernon lanciarono a Harry occhiate sospettose. Così lui decise che era meglio saltare il dolce e allontanarsi da tavola più in fretta che poteva.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Finalmente arrivò l'ultima sera della vacanza di zia Marge. Zia Petunia preparò una cenetta speciale e zio Vernon stappò parecchie bottiglie di vino. Mangiarono la minestra e il salmone senza far cenno ai difetti di Harry; al momento della meringata al limone, zio Vernon li tediò tutti con un lungo discorso sulla Grunnings, la sua ditta produttrice di trapani; poi Zia Petunia fece il caffè e zio Vernon tirò fuori una bottiglia di brandy.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Dudley stava facendo sparire la quarta fetta di meringata. Zia Petunia beveva il caffè con il mignolo teso. Harry avrebbe tanto voluto eclissarsi in camera sua, ma incontrò lo sguardo furioso di zio Vernon e capì che doveva resistere.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   Zio Vernon e Zia Petunia erano molto tesi. Perfino Dudley alzò gli occhi dalla torta per osservare i genitori.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

   «MARGE!» gridarono zio Vernon e Zia Petunia in coro, mentre il corpo di zia Marge cominciava a sollevarsi dalla sedia e a librarsi verso il soffitto. Ormai era completamente rotonda, un'enorme boa di salvataggio con gli occhi porcini, e le mani e i piedi sporgevano in modo bizzarro mentre navigava a mezz'aria, con uno scoppiettio soffocato. Squarta entrò a scivoloni, abbaiando furiosamente.
Il grosso errore di zia Marge (Cap. 2 Harry Potter 3)

    Harry decise di darsi una calmata. Si stava comportando da stupido: non c’era nessuno in casa con lui a parte zio Vernon, Zia Petunia e Dudley, che dormivano della grossa, immersi in sogni tranquilli e indolori.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    Addormentati: era così che Harry preferiva i Dursley; da svegli non erano per lui di alcuna utilità. Zio Vernon, Zia Petunia e Dudley erano i soli parenti di Harry al mondo. Erano Babbani (ovvero non-maghi) che odiavano e disprezzavano la magia in qualunque forma, e questo significava che Harry era benvenuto nella loro casa quasi quanto una torma di insetti infestanti. Avevano raccontato a tutti che, negli ultimi tre anni, Harry era stato assente non perché frequentava Hogwarts, bensì il Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Ragazzi Irrimediabilmente Criminali. Sapevano benissimo che, in quanto mago minorenne, Harry non aveva il permesso di usare la magia al di fuori di Hogwarts, ma erano sempre pronti ad accusarlo di qualunque cosa andasse storta a casa loro. Harry non aveva mai potuto contare su di loro, o rivelare alcunché della sua vita nel mondo dei maghi. La sola idea di parlargli della cicatrice che gli faceva male e delle sue preoccupazioni per Voldemort era ridicola.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

    La luce della lampada di Harry parve affievolirsi mentre la fredda luce grigia che precede il levar del sole s’insinuava lentamente nella stanza. Alla fine, quando ormai il sole fu sorto, quando le pareti furono diventate d’oro e quando si cominciarono ad avvertire piccoli movimenti dalla stanza di zio Vernon e Zia Petunia, Harry sgombrò la scrivania dai fogli appallottolati di pergamena e rilesse la lettera finita.
La Cicatrice (Cap. 2 Harry Potter 4)

   Quando Harry arrivò in cucina, i tre Dursley erano già seduti a tavola. Nessuno di loro alzò gli occhi quando entrò e si sedette. Il faccione rosso di zio Vernon era nascosto dietro il Daily Mail del mattino e Zia Petunia stava dividendo in quattro un pompelmo, le labbra contratte sulla dentatura cavallina.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Dudley aveva l’aria arrabbiata e scontrosa, e in qualche modo sembrava prendere ancora più spazio del solito. Il che era tutto dire, visto che da solo occupava sempre un lato intero del tavolo quadrato. Quando Zia Petunia posò un quarto di pompelmo non zuccherato nel piatto di Dudley con un tremulo «Ecco, Diddy, tesoro», Dudley la fulminò con lo sguardo. La sua vita aveva preso una piega alquanto sgradevole da quando era tornato a casa per l’estate con il giudizio di fine anno.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zio Vernon e Zia Petunia avevano cercato di trovare delle scuse per i suoi brutti voti, come al solito; Zia Petunia insisteva sempre nel dire che Dudley era un ragazzo molto dotato che gli insegnanti non capivano, mentre zio Vernon sosteneva che «comunque non avrebbe voluto per figlio una femminuccia secchiona». In più, ignoravano le accuse di prepotenze riportate nel giudizio: «È un ragazzo vivace, ma non farebbe male a una mosca!» diceva Zia Petunia in tono lacrimoso.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Comunque, in fondo alla pagella c’erano alcuni commenti accuratamente stilati dall’infermiera della scuola che nemmeno zio Vernon e Zia Petunia poterono liquidare. Per quanto Zia Petunia gemesse che Dudley era di costituzione robusta, e che il suo grasso era solo dovuto alla crescita, e che era un ragazzo in via di sviluppo che aveva bisogno di mangiare molto, restava il fatto che i sarti fornitori della scuola non avevano più calzoni alla zuava abbastanza grandi per lui. L’infermiera scolastica aveva visto ciò che gli occhi di Zia Petunia — così acuti nell’individuare ditate sulle pareti scintillanti di casa sua, e nell’osservare gli andirivieni dei vicini — semplicemente si rifiutavano di vedere: che, ben lungi dall’aver bisogno di cibo in più, Dudley aveva raggiunto più o meno la taglia e il peso di una giovane orca assassina.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Così — dopo molte scenate, dopo liti che fecero tremare il pavimento della camera di Harry, e dopo che Zia Petunia ebbe versato molte lacrime — il nuovo regime era cominciato. La dieta prescritta dall’infermiera scolastica di Snobkin era stata attaccata al frigorifero, opportunamente svuotato di tutte le cose preferite da Dudley — bevande gassate e dolci, cioccolata e hamburger — e riempito invece di frutta e verdura e del genere di cose che zio Vernon definiva “roba da conigli”. Per non mettere Dudley a disagio, inoltre, Zia Petunia aveva insistito che tutta la famiglia seguisse la dieta: così passò un quarto di pompelmo a Harry. Quest’ultimo notò che era molto più piccolo di quello di Dudley. Zia Petunia era convinta che la cosa migliore per far star su di morale Dudley era assicurarsi che almeno mangiasse più di Harry.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Ma Zia Petunia non aveva idea di cosa era nascosto sotto l’asse mobile al piano di sopra. Non sospettava minimamente che Harry non stesse affatto seguendo la dieta. Nel momento in cui aveva capito che ci si aspettava che sopravvivesse all’estate sgranocchiando carote, Harry aveva spedito Edvige dai suoi amici con richieste d’aiuto, e loro avevano risposto munificamente all’appello. Edvige era tornata da casa di Hermione con una grossa scatola piena zeppa di merendine senza zucchero (i genitori di Hermione facevano i dentisti). Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts, aveva offerto un sacco pieno dei suoi dolcetti rocciosi fatti in casa (Harry non ne aveva toccato uno: aveva già sperimentato abbastanza la cucina di Hagrid). E la signora Weasley aveva mandato il gufo di famiglia, Errol, con un’enorme torta alla frutta e pasticcini assortiti. Al povero Errol, che era vecchio e debole, ci erano voluti cinque giorni interi per riprendersi dal viaggio. E poi per il suo compleanno (che i Dursley avevano completamente ignorato) aveva ricevuto quattro splendide torte di compleanno, da Ron, da Hermione, da Hagrid e da Sirius. Harry ne aveva ancora due, e così, pregustando una vera colazione una volta tornato di sopra, prese a mangiare il suo pompelmo senza fiatare.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    «È tutto?» disse scontroso a Zia Petunia.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zia Petunia gli scoccò uno sguardo severo, e poi fece un cenno verso Dudley, che aveva già finito la sua parte e occhieggiava quella di Harry con uno sguardo molto acido negli occhietti porcini.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zia Petunia posò la teiera sul tavolo e si guardò intorno incuriosita, cercando zio Vernon. Non dovette aspettare a lungo per scoprire dov’era finito; dopo un minuto circa, eccolo di ritorno. Era livido.
L'invito (Cap. 3 Harry Potter 4)

    Zio Vernon si era messo il suo vestito migliore. Ad alcuni questo sarebbe potuto sembrare un gesto di benvenuto, ma Harry sapeva che in realtà zio Vernon voleva apparire impressionante e minaccioso. Dudley, d’altro canto, pareva come rimpicciolito. Non per gli effetti della dieta, ma per il terrore: l’ultima volta che si era imbattuto in un mago adulto ne era uscito con una coda di maiale a cavatappi che gli spuntava dal fondo dei pantaloni, e Zia Petunia e zio Vernon avevano dovuto farlo operare in una clinica privata di Londra. Non c’era affatto da stupirsi, quindi, se Dudley continuava a strofinarsi nervosamente la mano sul sedere e si spostava da una stanza all’altra camminando di lato, come per non offrire lo stesso bersaglio al nemico.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Il pranzo fu consumato in un silenzio quasi assoluto. Dudley non protestò nemmeno per il cibo (ricotta e sedano gratinato). Zia Petunia non mangiò nulla. Teneva le braccia incrociate, aveva le labbra strette e sembrava che si masticasse la lingua, come per trattenere la furiosa invettiva che avrebbe tanto voluto scagliare contro Harry.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Harry passò quasi tutto il pomeriggio nella sua camera; non riusciva a sopportare la vista di Zia Petunia che ogni pochi secondi spiava attraverso le tendine, come se fosse stato dato l’allarme su un rinoceronte in fuga. Finalmente, alle cinque meno un quarto, Harry scese in salotto.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Zia Petunia stava riordinando freneticamente i cuscini. Zio Vernon fingeva di leggere il giornale, ma i suoi occhietti non si muovevano, e Harry era certo che stesse tendendo le orecchie al massimo, in attesa del rumore di un’auto in arrivo. Dudley era incastrato in una poltrona, seduto sulle mani ciccione, strette saldamente al didietro. Harry non resistette alla tensione; uscì e andò a sedersi sugli scalini dell’ingresso, gli occhi fissi all’orologio e il cuore che batteva forte per l’eccitazione e l’ansia.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Le cinque e dieci… le cinque e un quarto… ormai anche Harry cominciava a sentirsi in ansia. Alle cinque e mezza, sentì zio Vernon e Zia Petunia scambiarsi nervosi borbottii in salotto.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Che cos’è?» boccheggiò Zia Petunia, che si era appiattita contro il muro e fissava il fuoco, terrorizzata. «Che cos’è, Vernon?»
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Il fuoco elettrico sfrecciò attraverso la stanza mentre il camino chiuso esplodeva, espellendo il signor Weasley, Fred, George e Ron in una nube di calcinacci e schegge vaganti. Zia Petunia strillò e cadde all’indietro, addosso al tavolino; zio Vernon la afferrò prima che toccasse terra e fissò a bocca spalancata i Weasley, che avevano tutti i capelli rosso vivo, compresi Fred e George, identici fino all’ultima lentiggine.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Alto, magro, un po’ calvo, il signor Weasley avanzò verso zio Vernon, la mano tesa, ma zio Vernon arretrò di alcuni passi, trascinando con sé Zia Petunia. Zio Vernon era senza parole. Il suo abito migliore era pieno di polvere bianca, che gli copriva baffi e capelli facendolo sembrare più vecchio di trent’anni.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Harry era pronto a scommettere che i Dursley non avevano capito una sola parola. Erano ancora lì che fissavano il signor Weasley a bocca aperta, folgorati. Zia Petunia si rimise in piedi barcollando, e si nascose dietro a zio Vernon.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Visto che il salotto solitamente immacolato al momento era invaso di polvere e frammenti di mattoni, i Dursley non presero molto bene l’osservazione. Il volto di zio Vernon divenne violetto, e Zia Petunia prese a mordersi la lingua, ma sembravano troppo spaventati per dire qualcosa.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Evidentemente lo pensava anche zio Vernon. Si spostò leggermente a destra, nascondendo Zia Petunia, come se fosse convinto che il signor Weasley potesse aggredirli da un momento all’altro.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Dudley spuntò all’improvviso, inseguito dai tonfi che provenivano dalle scale; strisciò lungo il muro, fissando il signor Weasley con occhi terrorizzati, e tentò di nascondersi dietro sua madre e suo padre. Purtroppo la stazza di zio Vernon, pur in grado di coprire l’ossuta Zia Petunia, non era nemmeno lontanamente sufficiente a nascondere Dudley.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Fred si chinò a raccoglierle e le ficcò di nuovo in tasca, poi salutò allegramente i Dursley agitando la mano, fece un passo avanti ed entrò dritto nel fuoco, dicendo: «La Tana!» Zia Petunia trattenne il respiro, tremando. Si udì un risucchio, e Fred spari.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Ci vediamo» disse Harry, mettendo un piede nelle fiamme verdi, che erano piacevoli come un caldo respiro. In quel momento, però, dietro di lui si levò un terribile rumore, il rumore che si fa quando qualcosa ti va per traverso, e Zia Petunia prese a strillare.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Zia Petunia si precipitò a terra vicino a Dudley, afferrò la punta della sua lingua gonfia e cercò di strappargliela dalla bocca; naturalmente Dudley urlò e sputacchiò ancora più di prima, cercando di respingerla. Zio Vernon ululava e agitava le braccia, e il signor Weasley dovette urlare per farsi sentire.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    «Non preoccupatevi, lo sistemo io!» gridò, avvicinandosi a Dudley con la bacchetta tesa, ma Zia Petunia strillò più forte che mai e si gettò su Dudley, riparandolo dal signor Weasley.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Ma invece di essere rassicurati, i Dursley furono ancor più presi dal panico: Zia Petunia singhiozzava isterica, strattonando la lingua di Dudley come se fosse decisa a strappargliela via; Dudley sembrava sul punto di soffocare grazie all’effetto combinato di sua madre e della sua lingua, e zio Vernon, che aveva perso completamente il controllo di sé, afferrò una statuetta di porcellana dalla credenza e la scagliò con tutte le sue forze contro il signor Weasley, che si chinò mandando il soprammobile in frantumi dentro il camino esploso.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Harry non voleva perdersi lo spettacolo, ma il secondo soprammobile di zio Vernon mancò per un pelo il suo orecchio sinistro, e tutto sommato decise che era meglio lasciare la situazione al signor Weasley. Entrò nel fuoco, esclamò: «La Tana!» e gettò un’ultima fugace occhiata a! salotto: il signor Weasley stava facendo esplodere con un colpo di bacchetta un terzo soprammobile nella mano di zio Vernon e Zia Petunia strillava distesa sopra Dudley, la cui lingua ciondolava come un grosso pitone bavoso. Un attimo dopo Harry fu risucchiato da un vortice, e il salotto dei Dursley sparì alla sua vista in una girandola di fiamme verde smeraldo.
Ritorno alla Tana (Cap. 4 Harry Potter 4)

    Harry non aveva mai confidato questa cosa a nessuno. Era molto affezionato alla sua bacchetta, e per quello che lo riguardava, la sua parentela con la bacchetta di Voldemort era una cosa che non poteva evitare: un po’ come non poteva evitare di essere imparentato con Zia Petunia. Comunque, sperava davvero che il signor Olivander non avesse intenzione di raccontarlo ai presenti: aveva la strana sensazione che in tal caso la Penna Prendiappunti di Rita Skeeter sarebbe semplicemente scoppiata di gioia.
la Pesa delle Bacchette (Cap. 18 Harry Potter 4)

    Harry ebbe un’improvvisa visione di se stesso in frac e tuba, accompagnato da una ragazza addobbata di pizzi e volant come Zia Petunia quando andava alle feste di lavoro di zio Vernon.
La Prova Inaspettata (Cap. 22 Harry Potter 4)

    Ma all’improvviso capì quello che stava dicendo, e sentì l’entusiasmo svanire come se qualcuno avesse appena tirato via un tappo dal suo stomaco. Non nuotava molto bene; non aveva mai avuto occasioni per farlo. Dudley aveva preso lezioni quando era piccolo, ma Zia Petunia e zio Vernon, senza dubbio nella speranza che prima o poi annegasse, non si erano preoccupati che Harry imparasse a sua volta. Un paio di vasche di quella piscina andavano benissimo, ma il lago era molto grande, e molto profondo… e le sirene di sicuro non vivevano in superficie…
L'Uovo e l'Occhio (Cap. 25 Harry Potter 4)

    Sembrava che fosse in viaggio da giorni. Aveva la veste strappata e insanguinata all’altezza delle ginocchia, il volto coperto di graffi, la barba lunga e il viso grigio di stanchezza. I capelli e i baffi di solito così in ordine avevano bisogno di una lavata e una regolata. Il suo strano aspetto, comunque, era nulla in confronto al suo comportamento. Il signor Crouch borbottava e gesticolava come se stesse parlando con qualcuno che vedeva solo lui. A Harry fece venire in mente con chiarezza un vecchio barbone che aveva visto una volta quando era a fare compere con i Dursley. Anche quell’uomo discuteva animatamente con il vuoto: Zia Petunia aveva afferrato la mano di Dudley e l’aveva trascinato dall’altra parte della strada per evitarlo; zio Vernon poi aveva inflitto alla famiglia una lunga tirata su quello che avrebbe voluto fare di mendicanti e vagabondi.
La Follia del Signor Crouch (Cap. 28 Harry Potter 4)

    Era un ragazzo magro, occhialuto, dai capelli neri, con l’aria sciupata e un po’ malsana di chi è cresciuto molto in poco tempo. I suoi jeans erano laceri e sporchi, la sua T-shirt larga e sbiadita, e le suole delle scarpe da tennis si stavano scollando. L’aspetto di Harry Potter non lo rendeva caro ai vicini, persone convinte che la trascuratezza dovrebbe essere punita per legge, ma poiché quella sera si era nascosto dietro un grosso cespuglio di ortensie, era del tutto invisibile ai passanti. In effetti, avrebbe potuto essere individuato solo se suo zio Vernon o sua Zia Petunia avessero ficcato la testa fuori dalla finestra del salotto e guardato diritto dentro l’aiuola.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Non so» disse Zia Petunia, indifferente. «Non è in casa».
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Vernon, ssst!» disse Zia Petunia. «La finestra è aperta!»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Dai Polkiss» disse Zia Petunia, affettuosa. «Ha tanti amichetti, gli vogliono tutti così bene…»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Rimase in ascolto, nel caso ci fosse qualche piccolo indizio, non riconosciuto dai Babbani per quello che era davvero: una scomparsa inspiegabile, forse, o qualche strano incidente… ma lo sciopero degli addetti ai bagagli fu seguito dalla siccità nel Sud-est («Spero che il vicino stia ascoltando!» borbottò zio Vernon. «Lui e i suoi innaffiatoi accesi alle tre del mattino!»), poi un elicottero che aveva rischiato di precipitare in un campo nel Surrey, poi il divorzio di una celebre attrice dal suo celebre marito («Come se a noi interessassero le loro sordide storielle» disse tirando su col naso Zia Petunia, che aveva seguito il caso morbosamente in tutte le riviste su cui era riuscita a mettere le ossute mani).
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Un forte, echeggiante crac infranse il silenzio sonnacchioso come un colpo di fucile; un gatto sgattaiolò fuori da sotto un’auto parcheggiata e filò via; uno strillo, un’imprecazione sorda e un rumore di porcellana infranta uscirono dal salotto dei Dursley e, quasi fosse il segnale che aspettava, Harry balzò in piedi sfilando dalla vita dei pantaloni una sottile bacchetta di legno come se sfoderasse una spada… ma prima che potesse raddrizzarsi del tutto, la sua testa urtò contro la finestra aperta dei Dursley. Il frastuono che seguì fece strillare Zia Petunia ancora più forte.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    La faccia magra, cavallina di Zia Petunia comparve accanto al faccione largo e violetto di zio Vernon. Era furiosa.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Attento, Vernon!» sussurrò Zia Petunia, e zio Vernon abbassò la voce tanto che Harry lo sentì a fatica: «…che i tuoi simili non finiscono nel nostro telegiornale!»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    I Dursley lo guardarono con gli occhi sbarrati per qualche istante, poi Zia Petunia disse: «Sei un perfido piccolo bugiardo. Che cosa fanno…» e anche lei abbassò la voce, tanto che Harry dovette leggerle le labbra per il resto della frase «…tutti quei gufi, se non portarti notizie?»
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Non ci credo» disse subito Zia Petunia.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    «Sappiamo che hai in mente qualcosa di strano» disse Zia Petunia.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Continuò a camminare, senza nemmeno pensare a che strada stava facendo, perché di recente aveva battuto quelle vie così spesso che i piedi lo portavano automaticamente verso i suoi rifugi preferiti. Ogni due o tre passi si guardava alle spalle. Un essere magico era vicino a lui quando era disteso tra le begonie morenti di Zia Petunia, ne era certo. Perché non gli aveva rivolto la parola, perché non aveva cercato un contatto, perché ora si nascondeva?
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Ma quando si sarebbero visti? Nessuno pareva preoccuparsi di indicare una data precisa. Hermione aveva scribacchiato Spero che ci vedremo presto in fondo al suo biglietto di auguri di compleanno, ma quanto presto era presto? Per quello che poteva dedurre Harry dalle vaghe allusioni nelle loro lettere, Hermione e Ron si trovavano nello stesso posto, presumibilmente a casa di Ron. Riusciva a stento a sopportare il pensiero di quei due che si divertivano alla Tana quando lui era bloccato in Privet Drive. In effetti, era così arrabbiato con loro che aveva gettato via senza aprirle le due scatole di cioccolatini di Mielandia che gli avevano mandato per il suo compleanno. Più tardi se n’era pentito, dopo l’insalata appassita che Zia Petunia aveva proposto a cena quella sera.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    Si alzò e si stiracchiò. Zia Petunia e zio Vernon sembravano convinti che quando Dudley si faceva vivo era l’ora giusta per rientrare a casa, e qualunque orario successivo era troppo tardi. Zio Vernon aveva minacciato di rinchiudere Harry nel capanno se fosse tornato a casa dopo Dudley, e così, soffocando uno sbadiglio, e ancora rabbuiato, Harry puntò verso il cancello del parco.
Dudley Dissennato (Cap. 1 Harry Potter 5)

    La luce dell’ingresso era accesa. Harry infilò di nuovo la bacchetta nella cintura dei jeans, suonò il campanello e guardò la sagoma di Zia Petunia diventare sempre più grande, stranamente deformata dal vetro ondulato della porta d’ingresso.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Lo zio arrivò a passi pesanti dal salotto, coi baffoni da tricheco che svolazzavano di qua e di là, come sempre quando era agitato. Aiutò subito Zia Petunia a trascinare Dudley oltre la soglia evitando di calpestare la pozza di vomito.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zia Petunia urlò.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    La cucina scrupolosamente pulita emanava un singolare, irreale luccichio dopo l’oscurità dell’esterno. Zia Petunia sistemò Dudley su una sedia; era ancora molto verde e sudaticcio. Zio Vernon era in piedi davanti allo scolapiatti e scrutava Harry con gli occhietti ridotti a fessure.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Che cosa ti ha fatto, Diddy?» domandò Zia Petunia con voce tremolante, pulendo il vomito con una spugna dal giubbotto di pelle di Dudley. «È stata… è stata tu-sai-che-cosa, tesoro? Ha usato… la sua cosa?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Non è vero!» esclamò Harry secco, mentre Zia Petunia esalava un gemito e zio Vernon alzava i pugni. «Non gli ho fatto niente, non sono stato io, sono stati…»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry lesse tutta la lettera due volte. Aveva solo una vaga idea del fatto che zio Vernon e Zia Petunia stessero parlando. Dentro la sua testa, tutto era gelato e stordito. Un solo fatto era penetrato nella sua coscienza come un dardo paralizzante: era stato espulso da Hogwarts. Era tutto finito. Non sarebbe mai tornato.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Alzò lo sguardo sui Dursley. Zio Vernon era paonazzo, urlante, i pugni ancora levati; Zia Petunia stringeva le braccia attorno a Dudley, che era in preda ad altri conati.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Un tonfo rimbombante riempì la cucina. Zia Petunia urlò, zio Vernon gridò e si chinò, ma per la terza volta quella notte Harry cercò la fonte di un rumore che non aveva provocato lui. La individuò subito: un gufo stordito e arruffato era posato sul davanzale della cucina e aveva appena cozzato contro la finestra chiusa.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Si sedette bruscamente al tavolo di cucina, di fronte a Dudley e a Zia Petunia. I Dursley parvero spiazzati dal suo improvviso cambiamento. Zia Petunia gettò un’occhiata disperata a zio Vernon. La vena nella tempia violacea di quest’ultimo pulsava più forte che mai.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Invece sì» borbottò Dudley inaspettatamente, e zio Vernon e Zia Petunia agitarono all’istante le mani verso Harry per zittirlo mentre si chinavano su Dudley.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Diccelo, tesoro» sussurrò Zia Petunia.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «ZITTO!» ruggirono in coro zio Vernon e Zia Petunia.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zio Vernon e Zia Petunia si scambiarono sguardi di puro terrore. Se la cosa che meno amavano al mondo era la magia — seguita a ruota dai vicini che violavano più di loro il divieto di usare l’acqua in giardino — la gente che sente delle voci era decisamente tra le ultime dieci. Era chiaro che credevano che Dudley stesse perdendo la testa.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Che genere di cose hai sentito, caro?» sussurrò Zia Petunia, molto pallida, con le lacrime agli occhi.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Va bene» disse zio Vernon con calma forzata. Zia Petunia posò una mano ansiosa sulla fronte di Dudley per sentire se aveva la febbre. «E poi che cos’è successo, Dud?»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Fanno la guardia alla prigione dei maghi, Azkaban» disse Zia Petunia.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Due secondi di sonoro silenzio seguirono queste parole prima che Zia Petunia si premesse la mano sulla bocca come se si fosse lasciata sfuggire una parolaccia disgustosa. Zio Vernon la guardò con gli occhi sgranati. Il cervello di Harry turbinò. La signora Figg era un conto… ma Zia Petunia?
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zia Petunia pareva piuttosto sconvolta per quello che aveva detto. Scoccò a zio Vernon un’occhiata di timorose scuse, poi abbassò appena la mano, rivelando la dentatura cavallina.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Se intendi la mia mamma e il mio papà, perché non usi i loro nomi?» gridò Harry, ma Zia Petunia lo ignorò. Sembrava terribilmente confusa.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry era stupefatto. A parte uno sfogo di alcuni anni prima, nel corso del quale aveva urlato che la mamma di Harry era una svitata, non aveva mai sentito Zia Petunia menzionare la sorella. Era sbalordito che avesse serbato quell’informazione sul mondo dei maghi per tanto tempo, quando in genere cercava con tutte le forze di fingere che non esistesse.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zia Petunia annuì.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zia Petunia emise un debole urlo.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Era molto strano, trovarsi lì in piedi nella cucina chirurgicamente asettica di Zia Petunia, accanto al frigorifero ultimo modello e al televisore wide-screen, a parlare tranquillamente di Lord Voldemort con zio Vernon. L’arrivo dei Dissennatori a Little Whinging sembrava aver aperto una breccia nell’enorme muro invisibile che separava il mondo inesorabilmente non magico di Privet Drive dal mondo al di là. Le due vite di Harry si erano in un certo modo fuse e tutto era stato rovesciato; i Dursley chiedevano dettagli del mondo magico, e la signora Figg conosceva Albus Silente; i Dissennatori veleggiavano per Little Whinging, e lui rischiava di non tornare mai più a Hogwarts. La testa di Harry pulsò in modo ancor più doloroso.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Tornato?» sussunò Zia Petunia.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Stava guardando Harry come non lo aveva mai guardato prima. E all’improvviso, per la primissima volta nella sua vita, Harry apprezzò a fondo il fatto che Zia Petunia fosse la sorella di sua madre. Non avrebbe saputo dire perché questo lo colpisse con tanta forza in quel momento. Sapeva solo di non essere l’unica persona nella stanza ad avere una vaga idea di ciò che poteva significare il ritorno di Lord Voldemort. Zia Petunia non l’aveva mai guardato così in tutta la sua vita. I suoi grandi occhi sbiaditi (così diversi da quelli della sorella) non erano serrati per il disgusto o la rabbia: erano spalancati e colmi di paura. La furibonda finzione che Zia Petunia aveva sostenuto per tutta la vita di Harry — che non esisteva la magia e non esisteva mondo al di fuori di quello che abitava con zio Vernon — sembrava essere crollata.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Sì» disse Harry, rivolto direttamente a Zia Petunia, questa volta. «È tornato un mese fa. Io l’ho visto».
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Mi hai sentito: FUORI!» urlò zio Vernon, e perfino Zia Petunia e Dudley sussultarono. «FUORI! FUORI! Avrei dovuto farlo anni fa! Gufi che trattano questo posto come un trespolo, pudding che esplodono, mezzo salotto distrutto, la coda di Dudley, Marge che rimbalza sul soffitto e quella Ford Anglia volante… FUORI! FUORI! È finita! Hai chiuso! Non resterai qui se un pazzo ti dà la caccia, non metterai in pericolo mia moglie e mio figlio, non ci procurerai altri guai. Se stai imboccando la strada dei tuoi inutili genitori, io ne ho abbastanza! FUORI!»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Il quinto gufo sfrecciò giù dal camino così veloce che si schiantò a terra prima di rialzarsi per aria con un alto stridio. Harry allungò la mano per afferrare la lettera, che era dentro una busta scarlatta, ma l’uccello si librò sopra la sua testa e volò diritto verso Zia Petunia, che emise un urlo e si chinò, le mani sul viso. Il gufo lasciò cadere la busta rossa sulla sua testa, si voltò e volò via su per il camino.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Harry scattò in avanti per prendere la lettera, ma Zia Petunia lo precedette.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «È indirizzata a me» disse Zia Petunia con voce tremolante. «È indirizzata a me, Vernon, guarda! Signora Petunia Dursley, Cucina, Privet Drive, numero quattro…»
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    La mano di Zia Petunia tremava. Si guardò intorno disperatamente, come in cerca di una via di fuga, ma troppo tardi: la busta scoppiò in fiamme. Zia Petunia strillò e la lasciò cadere.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zia Petunia sembrava sul punto di svenire. Si lasciò cadere sulla sedia vicino a Dudley, il volto tra le mani. I resti della busta si ridussero in cenere, nel silenzio.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zia Petunia non rispose. Dudley fissava con aria stolida sua madre, a bocca spalancata. Il silenzio si levava in orride spirali. Harry osservava la zia, profondamente sconvolto, la testa che pulsava, pronta a esplodere.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Zia Petunia lo ignorò. Si rivolse a Harry.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    «Non fare domande» sbottò Zia Petunia.
Un pacco di gufi (Cap. 2 Harry Potter 5)

    Ma Edvige non tornò la mattina dopo. Harry passò la giornata in camera sua e ne uscì solo per andare in bagno. Tre volte quel giorno Zia Petunia gli spinse del cibo nella stanza, attraverso la gattaiola che zio Vernon aveva installato tre estati prima. Tutte le volte che Harry la sentiva avvicinarsi cercava di interrogarla sulla Strillettera, ma avrebbe potuto interrogare la maniglia, per le risposte che ottenne. Per il resto, i Dursley si tennero alla larga. Harry non vedeva l’utilità di obbligarli a subire la sua compagnia; un’altra lite non avrebbe sortito nulla, se non forse il risultato di farlo arrabbiare tanto da costringerlo a compiere altre magie illegali.
L’avanguardia (Cap. 3 Harry Potter 5)

    Ma il cagnone nero diede in un latrato di gioia e saltò attorno a loro, cercando di mordere i piccioni e inseguendo la propria coda. Harry non poté fare a meno di ridere. Sirius era rimasto rinchiuso per molto, molto tempo. La signora Weasley strinse le labbra in un modo che ricordava tanto Zia Petunia.
Luna Lovegood (Cap. 10 Harry Potter 5)

    «Devo avvertirvi che ai fogli che userete sono stati applicati i più severi incantesimi antiimbroglio. È proibito l’uso di Piume a Risposta Automatica, come pure di Ricordelle, Polsini Copiativi e Inchiostro Autocorrettivo. Mi dispiace dire che ogni anno sembra che ci sia almeno uno studente convinto di poter aggirare le regole fissate dalla Commissione Magica d’Esame. Mi auguro solo che stavolta non sia nessuno di Grifondoro. La nostra nuova… Preside…» e pronunciò la parola con la stessa espressione di Zia Petunia quando contemplava una macchia di sudiciume particolarmente resistente, «…ha chiesto ai Direttori delle Case di informare gli allievi che qualunque imbroglio sarà severamente punito… poiché, ovviamente, dai risultati degli esami verrà giudicato anche il nuovo regime imposto dalla Preside…»
I G.U.F.O. (Cap. 31 Harry Potter 5)

    Considerato che due anni prima il signor Weasley gli aveva praticamente demolito gran parte del salotto, Harry dubitava che zio Vernon se lo fosse scordato. E infatti lo zio assunse una più calda sfumatura color pulce e fissò il signor Weasley con occhi di fuoco, ma preferì non rispondere… in parte, forse, perché i Dursley erano in netta minoranza numerica. Zia Petunia sembrava insieme spaventata e imbarazzata: continuava a guardarsi attorno come atterrita all’idea che qualche conoscente potesse vederla in una simile compagnia. Quanto a Dudley, si sforzava di apparire piccolo e insignificante, con scarsissimo successo.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Non è questo il punto» intervenne Tonks, i cui capelli rosa parevano turbare Zia Petunia più di tutto il resto, tanto che chiuse gli occhi per non guardarla. «Il punto è: se veniamo a sapere che trattate male Harry…»
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Zia Petunia soffocò un gemito. Era chiaro che stava pensando a quello che avrebbero detto i vicini se avessero visto tipi del genere risalire il vialetto.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    Harry annuì. Non riusciva a trovare le parole per spiegare che cosa significava per lui vederli tutti schierati lì, al suo fianco. Invece sorrise, levò una mano in segno di saluto, si voltò e uscì dalla stazione, verso la via illuminata dal sole, con zio Vernon, Zia Petunia e Dudley che arrancavano nella sua scia.
La seconda guerra comincia (Cap. 38 Harry Potter 5)

    «Albus Silente» disse Silente, dato che zio Vernon non faceva le presentazioni. «Ci siamo scritti, come ricorderà». Harry lo trovò un modo curioso di ricordare a Zia Petunia che una volta le aveva mandato una Strillettera, ma Zia Petunia non contestò la scelta di lessico. «E questo dev’essere vostro figlio Dudley».
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Zio Vernon sembrava pronto a esplodere in un effluvio di rispostacce, ma si limitò a ritrarsi fra i cuscini con Zia Petunia e Dudley senza dire nulla, tenendo gli occhietti porcini fissi sulla bacchetta di Silente.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Agitò la bacchetta per la quinta volta. Si udì un forte crac e apparve un elfo domestico, con il naso a grugno, orecchie giganti da pipistrello ed enormi occhi iniettati di sangue, rannicchiato sulla folta moquette pelosa dei Dursley e coperto di stracci sudici. Zia Petunia emise uno strillo da far rizzare i capelli: niente di così sporco era entrato in casa sua a memoria d’uomo; Dudley sollevò dal pavimento i rosei piedoni nudi e rimase seduto tenendoli quasi sopra la testa, come se pensasse che la creatura potesse risalirgli su per i pantaloni del pigiama, e zio Vernon urlò: «Che diavolo è quello?»
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Per un attimo parve che Kreacher stesse per soffocare. Si afferrò la gola, con la bocca che ancora si agitava furiosa e gli occhi sporgenti. Dopo qualche secondo di quelle boccate frenetiche, si gettò faccia in giù sulla moquette (Zia Petunia piagnucolò) e batté mani e piedi per terra, lasciandosi andare a una violenta ma del tutto silenziosa scenata.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    «No» ribatté Zia Petunia, parlando per la prima volta.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Sia Zia Petunia che zio Vernon si voltarono d’istinto, come se si aspettassero di vedere qualcun altro che non fosse Dudley schiacciato fra loro.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

    Nessuno dei Dursley disse nulla. Dudley era un po’ accigliato, come se stesse ancora cercando di capire quando mai era stato maltrattato. Zio Vernon sembrava avere qualcosa impigliato in gola; Zia Petunia, invece, era stranamente colorita.
Lettera e testamento (Cap. 3 Harry Potter 6)

   Un lampo azzurro luminosissimo. Harry rimase impietrito; passò di nuovo il dito ferito lungo quel bordo frastagliato. Se l'era immaginato, per forza. Si guardò alle spalle, ma la parete era del nauseante color pesca scelto da Zia Petunia: non c'era nulla di azzurro. Scrutò di nuovo nel frammento di specchio e non vide altro che il proprio occhio verde chiaro che gli restituiva lo sguardo.
In memoriam (Cap. 2 Harry Potter 7)

   Harry scese, le mani affondate nelle tasche dei jeans. In salotto trovò tutti e tre i Dursley. Erano vestiti da viaggio: zio Vernon in una giacca fulva con la zip, Zia Petunia in un lindo soprabito color salmone e Dudley, il grosso, biondo e muscoloso cugino di Harry, aveva un giubbotto di pelle.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Harry si sedette. Credeva di sapere che cosa era in arrivo. Lo zio cominciò a marciare avanti e indietro, mentre Zia Petunia e Dudley seguivano i suoi gesti con espressioni ansiose. Infine zio Vernon, il faccione viola contratto per lo sforzo, si fermò davanti a Harry e parlò.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Non assumere quel tono...» cominciò Zia Petunia con voce stridula, ma
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Non osare...» squittì Zia Petunia, ma di nuovo zio Vernon la zittì: gli affronti di carattere personale non erano nulla rispetto al pericolo che aveva subodorato.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Ci fu un breve silenzio nel quale l'eco distante di Hagrid che abbatteva una porta di legno parve vibrare attraverso gli anni. Zia Petunia guardava zio Vernon; Dudley fissava Harry. Infine zio Vernon scoppiò: «E il mio lavoro? E la scuola di Dudley? Naturalmente di tutto questo non importa niente a un manipolo di maghi fannulloni...»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Pronto, Didino?» chiese Zia Petunia, trafficando con il fermaglio della borsetta per evitare di guardare Harry.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Era già sulla soglia del salotto quando Dudley borbottò: «Non capisco». «Che cos'È che non capisci, Patatino?» chiese Zia Petunia, guardando il figlio.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Zio Vernon e Zia Petunia restarono paralizzati, fissando Dudley come se
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   non si mosse e dopo qualche passo incerto anche Zia Petunia si fermò. «Cosa c'È adesso?» abbaiò zio Vernon, ricomparso sulla soglia del salot to.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Zia Petunia e zio Vernon si scambiarono un'occhiata. Era chiaro che Dudley li preoccupava. Hestia Jones infranse il silenzio.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Zia Petunia scoppiò in lacrime. Hestia Jones le scoccò uno sguardo di approvazione che divenne indignato quando Zia Petunia corse avanti e abbracciò Dudley invece di Harry.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Be', ma detto da Dudley è come un 'ti voglio bene'» le spiegò Harry, combattuto tra l'irritazione e la voglia di ridere. Intanto Zia Petunia continuava a stringersi a Dudley come se avesse appena salvato Harry da un edificio in fiamme.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Spero che vada tutto bene» aggiunse Harry, rivolto a Zia Petunia e Dudley.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   «Accidenti, Dudley» disse Harry, sovrastando i rinnovati singhiozzi di Zia Petunia, «i Dissennatori ti hanno soffiato dentro un'altra personalità?»
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

    Zia Petunia, che aveva sepolto il viso nel fazzoletto, al tonfo si riscosse. Era chiaro che non si era aspettata di ritrovarsi sola con Harry. Ficcò rapida il fazzoletto umido nella tasca, balbettò: «Be'... addio» e marciò verso la porta senza guardarlo.
La partenza dei Dursley (Cap. 3 Harry Potter 7)

   Harry salì di corsa in camera e si avvicinò alla finestra appena in tempo per vedere l'auto dei Dursley che usciva dal vialetto e si avviava lungo la strada. La tuba di Dedalus spuntava sul sedile posteriore tra Zia Petunia e Dudley. L'auto curvò a destra in fondo a Privet Drive, i finestrini accesi per un attimo dal rosso del tramonto, poi sparì.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Harry li condusse tutti in cucina dove, tra risa e chiacchiere, si sedettero, si appollaiarono sui lustri banconi di Zia Petunia o si appoggiarono ai suoi immacolati elettrodomestici: Ron, lungo e allampanato; Hermione, i capelli cespugliosi legati in una lunga treccia; Fred e George, con due sorrisi identici; Bill, capelli lunghi e brutte cicatrici; il signor Weasley, gentile, con la calvizie incipiente e gli occhiali un po' storti; Malocchio, sciupato, zoppo, l'occhio magico azzurro vivo che roteava nell'orbita; Tonks, i capelli corti del suo rosa preferito; Lupin, più grigio, più segnato; Fleur, snella e bellissima, i lunghi capelli di un biondo argenteo; Kingsley, calvo, nero, le spalle larghe; Hagrid, capelli e barba incolti, tutto gobbo per non picchiare la testa sul soffitto, e Mundungus Fletcher, piccolo, sudicio e depresso, con i suoi occhi cadenti da bassethound e i capelli impastati. Il cuore di Harry si allargò a quella vista: sentiva di volere un bene incredibile a tutti, compreso Mundungus, che aveva cercato di strangolare l'ultima volta che si erano incontrati.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)

   Ron, Hermione, Fred, George e Fleur si allinearono davanti al lavello splendente di Zia Petunia.
I sette Potter (Cap. 4 Harry Potter 7)